mercoledì, marzo 15, 2006

Però...


Cazzo, dopo una vita da extreme downloader, capita anche di ascoltare la merda che hai scaricato. E allora masterizzi un bel cd di mp3 e dici fra te e te, domani vado a Conegliano me lo ascolto in macchina. E porca puttana, a parte un paio di album da vomito e il trip-hop addormentante (nemmeno soporifero) della scandinava Anja Garbarek, ecco scoprire la perla, fiorire dalla merda del panorama musicale italiano.
Per dirla come un tredicenne, i Baustelle sono davvero tosti e ti intrippano con questo lavoro ben fatto e ben confezionato, che poi è il loro terzo album (e prima chi cazzo li conosceva?), il primo pubblicato da una major. Mi è piaciuto così tanto che lo ho addirittura comprato: è la prima volta che mi viene da dire ammazza questi poveretti se li sono sudati questi venti euri, perché negarglieli?
L'album lo definirei come un blisterone di 11 cortometraggi incapsulati in 11 canzoni ben fatte e ben lontane dalle rime baciate "cuore - amore" delle merdate sanremesi. 11 storie di disagio, dalla ragazza che si suicida alla psicosi raccontata con le parole di uno psicotico, alla noia del paesello (i Baustelle sono di Montepulciano): ecco alcuni passaggi da trip dell'album:
"I barboni mi guardano, mentre mastico la lucertola" dice il corvo Joe, e ancora "Morire la domenica, chiesa cattolica, estetica anestetica, provincia cronica" suona i Provinciali, che a mio giudizio è il pezzo più bello dell'album.