Viaggio nel Salento (per lavoro)
Va bene la crisi delle compagnie aeree. Va bene che su Iberia, in classe economica, ti fanno pagare il pranzo sul volo intercontinentale (tutto vero!), ma alla domanda di rito della hostess "salatini o dolcetti?" non ho potuto fare a meno di pensare all'amletico quesito posto a Fantozzi nel mitico film "Pappa e Ciccia" dalla vecchia assistente di volo del drammatico charter: "Semi o lupini?".
E allora mi sono accorto che quello snack a base di succo e di salatini (prodotti da una ditta romana con sede in via della Spadellata!) del valore commerciale di 70 centesimi, sicuramente l'ho pagato almeno 20 euro: due hostess e due steward hanno praticamente fatto soltanto quello (oltre a controllare i tavolini, armare gli scivoli e la patetica dimostrazione su come si gonfiano i giubbotti salvagente in caso di ammaraggio).
Era la prima volta che mettevo piede in Puglia. Ed è stata una piacevole sorpresa. A parte un po' di facciate di case sgarruppate e qualche sacchetto della spazzatura sulle spiagge, devo dire che le poche cose che ho visto mi sono piaciute. Entrando nei bar e nei ristoranti tipici sembra di tornare a venti anni fa: le tappezzerie in plastica o finto legno, le foto immancabili di Padre Pio (anche in versione fotocopiata!), una certa aria un po' vintage. E per fortuna anche i prezzi sono quelli di Milano quindici anni fa. E così ho mangiato il pesce al ristorante pagando solo 15 euro!
Per la verità mi hanno servito una cosa che loro chiamano "schiuma" e a Pisa invece chiamano "cèe", che, oltre ad essere vietata in almeno 50 nazioni, è assolutamente immorale: ogni forchettata ti mangi almeno 80 pesciolini microscopici. Per saziarti hai fatto una strage di vite che il processo evolutivo delle specie ha donato alla natura.
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